Gastone Nencini

Un giovane Gastone Nencini in maglia Pinzani

Barberino di Mugello è un paese di poco più di 10000 abitanti incastonato nel bellissimo paesaggio mugellano, tra gli Appennini che dividono la Toscana dalla Romagna. Il territorio di Barberino occupa la parte occidentale della vallata del Mugello, attraversata dal fiume Sieve che proprio nel territorio di Barberino di Mugello sorge nella zona di Montecuccoli (Caposieve). Il territorio, abitato fin dal Neolitico, ha visto le prime costruzioni della zona già in epoca etrusca e romanica sebbene soltanto durante il Medioevo, con la realizzazione della strada che da Firenze saliva verso la Futa, Barberino divenne un insediamento fisso e importante centro economico di scambio nella via tra gli Appennini. Non lontano da Barberino, durante il Rinascimento la famiglia dei Medici costruì a Cafaggiolo una delle loro ville, tra le più belle mai costruite dalla famiglia fiorentina e utilizzata come residenza di campagna.

Nel 1999, al fine di regolare le piene della Sieve e di avere una riserva idrica che potesse soddisfare le esigenze idriche della vicina città di Firenze, fu realizzato il bacino artificiale di Bilancino. Sulla sponda meridionale del lago è stata realizzata una strada che costeggia la riva poi intitolata ad uno dei più rappresentativi cittadini di Barberino di Mugello, Gastone Nencini.

Un Campione in Erba


Gastone Nencini con la maglia dell’Oltrarno in un dopo gara con i tifosi

 

Gastone Nencini nacque a Barberino di Mugello il 1° Marzo 1930 da una famiglia agiata di sensale di bestiame. Suo padre Attilio infatti era un personaggio molto conosciuto tra i mercanti di bestiame toscani e del Mugello in particolare. Non si curava molto di sport, ma era impossibile non notare nella pagina sportiva le narrazioni delle gesta di un giovane promettente ciclista che stranamente aveva il suo stesso cognome. Sempre più insospettito una sera di rientro dal lavoro nella borgata di Bilancino dove vivevano, chiese al figliolo se fosse lui quel Nencini di cui tutti parlano. Per lui era meglio avere un figlio andasse a lavorare piuttosto che rischiare di rompersi l’osso del collo in sella ad una bici. Gastone negò e per avvalorare la sua ipotesi rispose “E chi ce l’ha la bicicletta per correre?”

La bicicletta invero Gastone l’aveva, una Pinzani nuova fiammante che, a causa dell’avversione di suo padre verso quel mondo, doveva nascondere un giorno da uno zio e il giorno dopo da un amico. La bicicletta se la comprò da solo andando a lavorare da cavatore di rena nella Sieve, ovviamente di nascosto dal padre ma con tanto entusiasmo ed energia che in breve riuscì a raggranellare la cifra che servì per quell’acquisto così importante per lui.

I Primi Anni in Sella


Prima di passare alla bicicletta, Gastone giocava a calcio come portiere della squadra del Borgo San Lorenzo: tuttavia non sentiva come propria quella passione, passando perciò definitivamente alle due ruote nel 1948. La sua prima squadra fu la A.S. Tavarnuzze, dove iniziò a gareggiare come allievo correndo una quindicina di corse e vincendone tre, tutte per distacco. La seconda vittoria la ottenne nell’Ottobre del 1948 al Trofeo Ciclistico San Gervasio, gara di 122 km vinta in volata dopo essere arrivato da solo in cima al Miglio di Pratolino: potete leggere il racconto in due articoli dell’epoca Qui e Qui.

Già nei primi anni i giornalisti descrivevano Gastone come un ciclista mai domito, energico e sempre all’attacco, forte sia in salita che in discesa.

Nel 1949 passò dilettante con la squadra della Filam Firenze avendo un inizio non esaltante a causa del cambio di categoria. Dopo un periodo di ambientamento iniziò tuttavia ad ottenere ottimi piazzamenti, fino ad arrivare alla vittoria l’8 Ottobre del 1949 nella corsa di casa del Bilancino in cui dette un distacco di 5′ sul secondo arrivato (Qui per leggere l’articolo). Iniziò così ad essere considerato dagli addetti ai lavori un atleta di sicuro avvenire.

Proprio a causa della crescente fama il padre Attilio, mentre era per lavoro a Ponte a Ema, decise di attendere l’arrivo della corsa locale che quel giorno il suo omonimo stava gareggiando. Non dovette attendere molto, dato che quella gara se la aggiudicò proprio Gastone. Il dialogo successivo tra i due fu un sintetico monologo del padre: “Tu smetti subito di fare il corridore e vendi la bicicletta. Se te la rivedo per le mani te la spezzo. Chiaro?”. Fortunatamente per tutto il mondo ciclistico, Gastone non eseguì le direttive del padre.

 

 Il Passaggio all’Oltrarno – 1950


L’anno successivo, nel 1950, si concretizzò il passaggio a quella che era al momento la squadra dilettantistica più forte della Toscana, ossia la S.S. Oltrarno: la società fiorentina aveva infatti la necessità di sostituire Bruno Giannelli, passato proprio quell’anno professionista alla squadra Bartali. Pinzani fu il primo ad accogliere il nuovo corridore realizzandoli una nuova bicicletta su misura “perfetta sotto tutti i punti di vista”. Anche “Mara”, il famoso meccanico di Bartali, iniziò a dare dei consigli al giovane ciclista tante erano le aspettative nei confronti di Gastone.  

Come per l’annata precedente, anche il 1950 di Nencini iniziò in salita, con una serie di piazzamenti ma senza vittorie. Il ghiaccio fu rotto il 15 luglio a Pavullo, dove neppure tre forature fermarono il futuro Leone del Mugello vincitore con un distacco di 5′ sul secondo.

Da lì in poi si impose con un crescendo impressionante vincendo la Coppa Cammelli a Borgo San Lorenzo, la Coppa Scianti a San Casciano, la Coppa Partigiani a Rifredi, la Coppa Lavoratori di Bilancino, la Cronometro Firenze-Pratolino, a Soffiano sulle strade di casa del compagno di squadra Bartolozzi, la Coppa Bruschi a Grassina, la Coppa Bagliomini a Porta Romana per finire in bellezza vincendo la piatta cronometro del Gran Premio di Firenze. Furono 10 le vittorie stagionali, di cui 8 di fila. Il Gran Premio di Firenze, oltre ad essere l’ultima prova in terra toscana, era anche una prova per specialisti delle corse contro il tempo di blasone tale da avere partecipanti provenienti da fuori regione: così, la vittoria di Gastone Nencini non fece altro che avvalorare l’idea che sarebbe stato quasi sicuramente lui la nuova stella del ciclismo italiano.  

In seguito ad un’annata così straordinaria, Gastone ritenne essere giunto il momento di passare professionista trovando un accordo con la squadra torinese della Benotto, con l’obiettivo di esordire l’anno dopo alla Milano-Sanremo. Alcune voci, smentite dallo stesso Nencini, che voleva gareggiare per vincere e non per fare il “ciuco” della comitiva, ipotizzavano invece un suo passaggio alla Bartali. Altra opzione era correre come indipendente, ovvero gareggiando singolarmente senza una squadra.  

Nencini in sella alla sua Pinzani, alla vigilia della partenza della cronometro organizzata dagli ASSI e 7a vittoria consecutiva del suo magico 1950

Giusto Pinzani, che su Gastone ebbe sempre parecchio ascendente, in una intervista che potete leggere Qui disse; “ Sono d’avviso che Gastone commetta uno sbaglio nel tentare questo passo. Per la mia competenza giudicherei normale simile passaggio a metà stagione del 1951, cioè quando si saranno disputati i campionati mondiali. Nencini ha forse dato troppo peso alle strabilianti vittorie di fine stagione. Io vedo in lui un ottimo indipendente è vero, ma soprattutto un eccellente dilettante. Come tale quindi il mio consiglio è di attendere una maggiore valorizzazione che potrebbe benissimo venirgli dai campionati mondiali per dilettanti ai quali Gastone sarebbe uno dei più forti nostri rappresentanti. Sempre che confermi nella prossima stagione le sue bellissime qualità”. Decise infine di rimanere dilettante, sia per un discorso di età (aveva appena vent’anni e in quegli anni era molto raro che ciclisti di quell’età passassero al professionismo) sia per il fatto che fosse ancora tatticamente molto acerbo. Con questa scelta divenne quindi la punta di diamante della società bianco-verde, puntando all’obiettivo di vestire la maglia azzurra della nazionale al Mondiale di Ciclismo Dilettanti che sarebbe stato organizzato proprio in Italia a Varese.  

Nei suoi primi anni da corridore Gastone Nencini era corridore potente ma molto grezzo: saliva in bici pedalando a testa bassa e andando sempre a tutta, senza badare alla tattica e senza differenza tra salita e pianura. Arrivava primo seminando tutti se il fiato gli reggeva, altrimenti era lui ad essere seminato: giovane e senza una guida, non se la prendeva per le sconfitte al contrario aumentava i carichi di allenamento. Con l’ingresso all’Oltrarno la storia iniziò a cambiare e fu messo sotto l’ala protettrice del direttore sportivo Nello Magherini, già direttore della squadra A.S. Aquila di Ponte a Ema dove mosse i primi passi il grande Gino Bartali. Nello rimase di sasso non appena apprese il chilometraggio che Gastone faceva giornalmente per allenarsi, esortandolo a lavorare di meno per non sforzare troppo le sue potenti gambe.

Il Mondiale di Casa – 1951


Come detto, il 1951 fu l’anno dei mondiali di casa: l’Italia non li organizzava da ben vent’anni, da quel 1932 a Roma dove la spedizione Azzurra aveva dominato ottenendo la vittoria in entrambe le categorie: una doppietta tra i professionisti con Binda e Bertoni e la vittoria nei dilettanti con Martano (al suo secondo alloro mondiale dopo quello di due anni prima, sempre come dilettante).

Varese 1951 – Campionati del mondo: da sinistra il C.T. Proietti, Zanotto, Benedetti, Ciancola, Zucconelli, Nencini, Ghidini

La squadra dilettanti era capitanata dal Commissario tecnico Giovanni Proietti, che seguì per tutto l’anno i giovani ciclisti più promettenti sparsi per tutta Italia: Nencini era uno di questi e fu aggregato al gruppo azzurro composto da dodici ciclisti che presero parte a diverse gare dilettantistiche nazionali. Queste gare servirono al C.T. per scegliere la squadra definitiva in vista dei Mondiali e misero in mostra un Nencini in splendida forma.

Prima del Campionato del Mondo, il ventunenne Gastone prese parte a svariate corse, vincendo la Corsa delle quattro provincie, una gara a Busto Arsizio, il Gran Premio Cervellati a Bologna e la XIII Edizione della “Coppa Cremonini”: sul traguardo di Pelago, tra i più prestigiosi dell’intero programma dilettantistico, trionfò battendo il coetaneo Remo Bartalini ed il 25enne pientino Giovanni Bindi.

Finalmente a fine Agosto furono designati i nomi dei corridori che avrebbero rappresentato l’Italia ai Mondiali di Varese: Benedetti, Ciancola, Chidini, Masarati, Nencini e Zanotti.

La prova in linea dilettanti prevedeva un percorso di 172,200 km che da Varese percorreva le tre valli varesine, ripetendo 7 volte un circuito di 24.4 km. Alla partenza il gruppo era composto da 84 corridori rappresentanti di 17 nazioni: al quarto giro un gruppetto tentò una sortita, tra cui anche Gastone Nencini che al quinto giro tentò la fuga in solitaria, arrivando ad avere un vantaggio di due minuti e mezzo sui primi inseguitori. All’inizio del settimo e ultimo giro il vantaggio di Nencini scese a 1’e 50’’, la sua pedalata divenne legnosa e affaticata a causa del grande sforzo profuso nei due giri precedenti. A soli 8 km dal traguardo, Nencini fu ripreso da due inseguitori, uno dei quali era il compagno di squadra Ciancola campione del Mondo Dilettanti nell’edizione successiva: poco dopo il gruppo si ricompattò e la maglia iridata fu conquistata in volata dall’italiano Ghidini, seguito da Benedetti e dall’olandese Plantaz. Con quel Mondiale tutto il mondo ciclistico si stropicciò gli occhi alla vista di questo corridore così impavido e forte, che con un’azione molto coraggiosa ed eroica aveva tentato di vincere alla sua maniera, staccando tutti per giungere solitario all’arrivo. A causa della sua “garosità”, come lo descriveva amorevolmente il D.T. Magherini, e di una visione tattica ancora da raffinare, Nencini arrivò staccato dal gruppo in 21esima posizione e con un ritardo di 35’’, stremato e senza forze nonostante avesse dimostrato di essere il ciclista più in forma. 

Mondiale Ciclismo Dilettanti 1951

Tornato nell’Oltrarno, dominò le successive gare portando a otto i suoi trionfi di quell’anno, strabiliando gli addetti ai lavori mostrando come si fosse sgrezzato durante il ritiro azzurro: la sua pedalata era più sciolta ma allo stesso tempo potente, la postura in bicicletta più consona, con una coscienza dei propri mezzi decisamente superiore. 

 

Gli ultimi anni da dilettante 1952-1953


Il 1952 non fu un anno da ricordare per il giovani Gastone. Dopo due anni da dominatore in Toscana e un grande mondiale disputato molti si aspettavano un suo passaggio ai professionisti. Ciò non avvenne per i consigli di Pinzani e Magherini che lo reputavano ancora inesperto nella gestione della corsa.  L’anno iniziò con un quinto posto alla prima corsa della stagione a Gavinana, seguita da una grande vittoria alla Coppa Samaia a Mercatale.

Purtroppo a causa di una non perfetta forma, il C.T. Proietti non lo convocò ai giochi olimpici di Helsinki, dove l’Italia vinse una medaglia d’argento nella gara a squadre mentre rimase a bocca asciutta  nella gara in linea. Ai successivi mondiali svoltosi in Lussemburgo l’Italia dilettanti riuscì a bissare la vittoria dell’anno precedente con una grande prestazione di Luciano Ciancola. Per Nencini una prova incolore, come d’altronde fu tutta la stagione. La stagione si concluse con sole tre vittorie e qualche piazzamento. 

Gastone Nencini prima della partenza di una corsa contro il tempo

 Il 1953 ci riportò un Nencini in gran forma, capace di ristabilire la sua egemonia nel ciclismo dilettantistico toscano e italiano. La prima vittoria arrivò a maggio nella coppa Budini, dopo una fuga da lontano e battendo in volata il suo compagno di giornata. Dopo due secondi posti consecutivi tornò al successo ad Arezzo, facendo capire a tutti che era tornato il ciclista di due anni fa e che il 1952 era  solo un lontano ricordo. Seguirono le vittorie della Coppa Gori a Biagioni, il Giro del Casentino e il Gran Premio di Camaiore. Dopo questi risultati Nencini fu inserito tra i convocati per il mondiale dilettanti 1953 di Lugano. Durante le gare di allenamento fu chiaro a tutti che Nencini sarebbe stato sicuramente uno degli uomini da battere nella chermesse mondiale ottenendo altre tre vittorie, a Varese, Campi Bisenzio e Coppa Caduti Santambrogini, sia per distacco, sia in volata (qualità che Gastone stava affinando e che aveva iniziato a dare i suoi frutti proprio quell’anno). Dopo l’ultima corsa vinta, il 23 agosto il Commissario tecnico Proietti definì quella che sarebbe stata la squadra che avrebbe corso al mondiale: Nencini, Zucconelli, Filippi, Porzin, Fabbri e Gianneschi titolari con Bruni, Ranucci, Ciolli e Fantini le riserve.

Il mondiale di ciclismo del 1953 svoltosi a Lugano è rimasto famoso per la grande vittoria del campionissimo Fausto Coppi, già vincitore quell’anno del suo quinto e ultimo giro d’Italia che con una fuga partita al 13esimo (su 19) giro riportò il titolo di campione del mondo in Italia e che mancava da 20 anni.

Mondiale Ciclismo Dilettanti 1953

Per i dilettanti la gara consistette in una corsa di 180 km distribuiti su un circuito di 15km ripetuto 12 volte. Furono 115 i partenti rappresentanti di  24 paesi e la squadra italiana era la nazione da battere. La corsa fu dominata dai colori azzurri, con i tentativi di fuga prima di Gianneschi prima, Ponzin poi per fiaccare le resistenze degli avversari. Alla fine Nencini e Filippi riuscirono a guadagnare una manciata di metri dal gruppo e a sfidarsi in volata per l’assegnazione del titolo. L’Italia conquistò così per la terza volta il mondiale dilettanti e con la vittoria di Coppi il giorno dopo una storica doppietta. La volata tra gli azzurrini fu vinta da Filippi che battè Nencini di una bicicletta.

Fu l’ultima apparizione nella nazionale dilettanti per Gastone, che dopo aver vinto qualche altra gara con la maglia S.S. Oltrarno iniziò nel 1954 la sua avventura tra i professionisti con la squadra  Legnano. Passato subito dopo alla Leo Chlorodont ottenne un terzo e un primo posto al Giro d’Italia e poi alla Carpano dove ottenne in quel magico 1960 un secondo posto al Giro e la vittoria del Tour de France.