Abbigliamento Pallavolo Sorelle Tortelli – Ruini Firenze

 

Il Gruppo Sportivo della Ruini Firenze nacque il 17 settembre 1962 per iniziativa dei Vigili del Fuoco di Firenze, venendo intitolato a Otello Ruini, ufficiale morto nel 1958 per le conseguenze di un incendio.  Alcuni mesi dopo la sua fondazione assorbì l’Alce, società fiorentina militante nella Serie A di pallavolo, ottenendo la possibilità di disputare il campionato nazionale. Negli anni a venire la Ruini, guidata da Aldo Bellagambi, divenne una delle principali squadre di pallavolo in Italia vincendo 5 campionati italiani (1963-64, 1964-65, 1967-68, 1970-71, 1972-73) e arrivando in semifinale di Coppa Campioni nel ‘72. Per maggiori informazioni potete leggere questo interessante articolo ripreso dal sito https://sport660.wordpress.com/

IL DECENNIO VINCENTE DELLA RUINI FIRENZE VOLLEY

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La Ruini Campione d’Italia nel ’73 – da:violaamoreefantasia.myblog.it

Articolo di Giovanni Manenti

Che l’Emilia-Romagna sia storicamente la patria della nostra Pallavolo non vi è ombra di dubbio – basti pensare che 40 dei 73 Scudetti assegnati dal 1946 ad oggi sono approdati in detta Regione – ma che, nell’era pionieristica di detta disciplina, che coincide con l’immediato secondo dopoguerra, nelle prime 18 stagioni il titolo non uscisse dalla via Emilia era, in effetti, un po’ eccessivo …

Ad interrompere questo regime di monopolio assoluto – 5 Scudetti per Ravenna, 2 per Parma e gli altri 11 divisi tra le tre Società esistenti in quel di Modena – è, per la prima volta, una formazione di una città Capoluogo di Regione, e questo onore spetta alla Ruini di Firenze.

Società, quella del Capoluogo toscano, fondata nel settembre 1962 su iniziativa dei Vigili del Fuoco, e che assume tale denominazione in memoria di Otello Ruini, un Ufficiale scomparso quattro anni prima nel compimento del proprio dovere, la quale rileva il titolo sportivo della “Alce Firenze”, che conclude al quarto posto il Torneo di tale anno, caratterizzato da un’egemonia assoluta della “Avia Pervia” Modena guidata dal “Professore” Franco Anderlini, che conclude imbattuta, con 18 vittorie in altrettante gare disputate.

C’è bisogno di una “ventata di aria fresca” nel panorama del volley nostrano, che a livello di Nazionale stenta a decollare – dopo il bronzo nell’inaugurale rassegna continentale di Torino ’49, gli azzurri a livello europeo raccolgono un ottavo, nono e decimo posto nelle tre successive edizioni, piazzamenti che a livello mondiale peggiorano non andando oltre il quattordicesimo posto raggiunto sia nella rassegna iridata di Francia ’56 che in Unione Sovietica nel ’62 – anche se la stagione successiva ricalca pari pari la precedente.

Ancora, difatti, la compagine modenese si impone in tutte e 18 le gare in calendario, “soffrendo” (si fa per dire …) solo sul parquet dei concittadini della “Minelli”, sconfitta per 3-2, mentre alle sue spalle, a debita distanza, giungono le altre due formazioni locali, la “Villa d’Oro” e la riferita Minelli, con la Ruini a replicare il quarto posto della rilevata Alce, bagnando il debutto con 12 vittorie e 6 sconfitte.

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Formazione della RUINI all’esordio in Serie A – da.intoscana.it

A guidare la squadra, in veste di allenatore-giocatore, è il 33enne Aldo Bellagambi, fiorentino purosangue, che si unisce al Gruppo nel 1962 proveniente dall’ASSI Firenze, che conclude la stagione seguente all’ultimo posto, mentre determinante, per le sorti del Torneo ’64, diviene l’aver ingaggiato il palleggiatore Gianfranco Zanetti proprio dai Campioni d’Italia, avendo già lo stesso, nel proprio Palmarès, 5 Scudetti oltre a 34 presenze con la Nazionale.

Italia che affronta ad ottobre i Campionati Europei in Romania con altri quattro giocatori della Ruini tra i 12 selezionati – oltre a Bellagambi, ne fano parte anche Paolo Bravi, Ubaldo Gazzi ed Alessandro Grassellini – per una rassegna che conferma l’enorme gap tra il Volley dell’Est ed Ovest del Vecchio Continente, con gli azzurri a rimediare altrettante nette sconfitte per 0-3 contro Ungheria, Cecoslovacchia e Germania Est per poi “fare la voce grossa” con le altre partecipanti, concludendo in una consueta, anonima decima posizione, peraltro secondi dietro alla Francia (ottava) quanto a rappresentanti dell’Europa occidentale …

Smaltita la delusione continentale, è tempo di tuffarci nel nostro Campionato, ed il campo dei Vigili del Fuoco del capoluogo toscano inizia a divenire quel “fortino” difficile da espugnare e che l’anno precedente era stato violato solo dai Campioni d’Italia e dalla Minelli (entrambe vittoriose per 3-1), sfide che nel Torneo ’64 rappresentano “l’esame di laurea” per un Bellagambi alla sua ultima stagione da giocatore.

Ed allorché l’Avia Pervia subisce una netta sconfitta per 0-3 e la Minelli soccombe 2-3 dopo una sfida infinita, ecco che le speranze di Scudetto iniziano a farsi sempre più rosee, anche se occorre confermarsi in campo avverso, dove la Ruini paga dazio sul campo della Minelli (0-3), ma si impone contro i Campioni in carica per 3-2 per quella che è la “gara chiave” del Campionato, visto che, al compimento delle 21 gare in calendario (così ridotte poiché l’ASSI Firenze si ritira a fine Girone di andata …) si ritrova con 20 vittorie e la sola, citata sconfitta contro la Minelli, rispetto alle tre battute di arresto dell’Avia Pervia che, oltre ai confronti diretti, subisce un terzo stop nel “derby” con la Minelli.

Rotta, “finalmente” (è proprio il caso di dire …), l’egemonia emiliana, si pone il problema della conferma ai vertici e la dirigenza toscana si affida al vecchio motto di “squadra che vince non si cambia”, favorita altresì dal fatto che, travolta da una profonda crisi economica, l’Avia Pervia si scioglie, il che consente al Cus Parma, retrocesso essendosi classificato al penultimo posto, di essere ripescato.

Particolare importante, poiché proprio Parma, al pari di Bologna, che era giunta terz’ultima, si uniscono alle due restanti compagini modenesi per formare una sorta di coalizione regionale contro la Ruini che, dal canto suo, può beneficiare del fatto di non dover sottostare ai vari “derby” – l’ultima squadra toscana, la Sestese, retrocede al pari dell’ASSI Firenze concludendo il Torneo all’ultimo posto con una sola vittoria a proprio favore – che, viceversa, fanno sì che le formazioni emiliane si tolgano punti a vicenda.

Un bis scudettato che il sestetto di Bellagambi costruisce ancora una volta davanti ai propri sostenitori, visto che ne viene confermata l’imbattibilità e dove solo la Virtus Bologna e le due modenesi riescono a strappare un set, mentre il peggiorato rendimento in trasferta – inattesi passi falsi a Napoli (2-3), Trieste (1-3) e Vercelli (0-3), oltre che a Modena contro la Minelli – viene largamente compensato dalle riferite sfide regionali tra le principali avversarie per il titolo, così che, a calendario ultimato, è ancora la Ruini a festeggiare con 36 punti (frutto di 18 vittorie e 4 sconfitte), contro i 30 di Parma e Bologna ed i 28 delle due modenesi.

Il vecchio adagio del “quel che è fatto è reso …”, ben si adatta alla formazione dei Vigili del Fuoco, visto che Gianfranco Zanetti – che, oltre alle indubbie qualità tecniche, ha dalla sua anche una sorta di “portafortuna” – lascia il Capoluogo toscano per migrare in quello emiliano e, manco a dirlo, allunga a 9 la striscia dei suoi titoli vinti, di cui gli ultimi 6 consecutivi, conducendo la Virtus Bologna, sotto la guida di Oddo Federzoni, alla conquista degli Scudetti 1966 e ’67.

Stagione, la prima, che viene peraltro ricordata come una delle più incerte e combattute nella Storia del nostro Campionato, con le formazioni delle due storiche città rivali a concludere il Torneo a parità di punti e con una sola sconfitta a testa, ovviamente derivante dagli scontri diretti, che vedono la Ruini imporsi per 3-1 a Firenze (terza stagione con il proprio impianto imbattuto …) e cedere 2-3 a Bologna, rendendosi così necessaria la disputa di uno spareggio per l’assegnazione del titolo, nonostante che il sestetto di Bellagambi avesse una differenza set (65-9 rispetto a 64-12) migliore rispetto ai propri avversari …

Teatro della sfida è il Palasport di Milano che il 30 giugno ’66 ospita quello che può definirsi “uno spot per la Pallavolo”, visto che le due contendenti – se fosse stato possibile, meritevoli senza dubbio alcuno di dividersi lo Scudetto – si danno battaglia per 5 tiratissimi set che, alla fine, premiano (14-16, 15-9, 15-17, 15-9, 15-13) gli uomini di Federzoni per il primo degli unici due titoli della Società felsinea.

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Sergio Veljak – da:old.slosport.org

Bologna che bissa lo Scudetto nella successiva stagione, stavolta in maniera preponderante, visto che conclude il Torneo imbattuta, il che sta a significare, per quanto ovvio, la fine dell’imbattibilità casalinga per il sestetto fiorentino, sconfitto 1-3 a domicilio dai Campioni d’Italia e che conclude il Campionato in terza posizione, alle spalle anche di Parma, con un record di 17 vittorie e 5 sconfitte, nonostante abbia inserito in rosa il valido schiacciatore triestino Sergio Veljak.

 

Vi è da dire, nel ricordare il biennio di successi bolognesi, che a Firenze, proprio in detto periodo, approda un terzetto di Campioni che fa la storia del nostro Volley e che risponde ai nomi del modenese Andrea Nannini, proveniente dalla Minelli (anch’essa in via di sparizione, concludendo ultima il Torneo ’67), di Erasmo Salemme, acquistato dalla Brunetti Roma, e, soprattutto, di Mario Mattioli, ravennate prelevato dalla Robur e che, per 8 stagioni, delizia il palato fine del pubblico fiorentino.

A questo trio si aggiunge il non ancora 20enne schiacciatore locale Andrea Nencini, cresciuto nella Sestese, così che Bellagambi ha la possibilità di dare nuovamente l’assalto al titolo assoluto, in un Campionato che si risolve in una sfida a tre tra i bicampioni di Bologna, Ruini e Parma abbinata alla Salvarani ed in cui la discriminante – visto che i rispettivi confronti diretti si concludono con una vittoria per parte, pur se le sfide tra Parma e Bologna vedono avere la meglio, in entrambi i casi per 3-2, la squadra ospite – è l’impensabile sconfitta per 0-3 dei Campioni in carica sul campo di Ancona, così che la Classifica a fine stagione vede Ruini e Salvarani appaiate al comando con 40 punti (20 vittorie e 2 sconfitte a testa), con Bologna staccata di due lunghezze.

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La RUINI Campione d’Italia nel 1968 – da:vigilfuoco.gov.it

Altro spareggio, dunque, per il sestetto fiorentino, questa volta disputato a Faenza il 23 maggio ’68 e con altrettanto esito diverso, visto che Mattioli & Co. si impongono per 3-1, grazie ai parziali di 15-12, 9-15, 15-5, 16-14 a loro favore.

Vi sarebbe la possibilità di iniziare una serie vincente se non fosse che, dopo la retrocessione anche della “Villa d’Oro”, ecco apparire nel panorama del Volley nostrano colei che ne rilancia l’immagine anche a livello europeo, ovverossia la “Panini Modena”, Società fondata dai fratelli proprietari della famosa casa editrice, la quale, come prima cosa, convince il palleggiatore Andrea Nannini a tornare nella sua città natale, perdita che in casa fiorentina viene compensata dall’inserimento nel ruolo del 20enne Andrea Fanfani.

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La Panini che accede alla Serie A nel ’67 – da:modenavolley.it

Di questa situazione approfitta Parma, che torna a conquistare un titolo che mancava in bacheca dal 1951, al termine di una stagione decisa ancora una volta da uno spareggio – stavolta contro Bologna, superata 3-0 (15-7, 15-13, 16-14) nella gara disputatasi a Pisa – dopo che le due formazioni avevano concluso il Torneo con 20 vittorie e 2 sconfitte a teste, nel mentre Ruini e Panini avevano concluso nelle posizioni di rincalzo con 34 e 32 punti rispettivamente, prima di dare luogo ad un quadriennio di sfide memorabili.

Periodo in cui l’Italia continua a non essere in grado di ritagliarsi un proprio spazio a livello internazionale – non meglio che ottava sia ai Campionati Europei svoltisi in Turchia nel ’67 che nella nostra penisola nel ’71, e peggiorando addirittura i piazzamenti iridati, con il 16esimo posto nel ’66, il 15esimo nel ’70 ed addirittura il 19esimo nel ’74, nel mentre la rappresentativa azzurra non ottiene, a seguito di tali risultati, l’accesso alle prime tre edizioni dei Giochi in cui la Pallavolo è ammessa alle Olimpiadi – ma che vede il movimento in crescita a livello interno, al quale le due citate formazioni forniscono un indubbio contributo.

Non vi è niente, difatti, che entusiasmi maggiormente gli appassionati che vedere due sestetti praticamente dello stesso valore darsi battaglia sino all’ultimo punto dell’ultima gara dell’ultima giornata, cosa che accade sin dalla stagione ’70, dove ad avere la meglio è la Panini che, nonostante paghi dazio (1-3) nel capoluogo toscano, può sfruttare il passo falso (1-3) della Ruini sul parquet dei Campioni in carica di Parma per far suo il primo titolo di una lunga serie, dopo aver restituito con gli interessi (3-0) la sconfitta nel confronto diretto, e consentire al proprio tecnico Franco Anderlini di conquistare il suo sesto personale Scudetto, dopo i cinque vinti con l’Avia Pervia.

L’ingresso negli anni ’70 sancisce altresì un’altra importante variabile nel nostro Campionato, costituita dal tesseramento di giocatori stranieri, di cui, tra le “quattro grandi”, ne usufruiscono, tesserando tutte e tre giocatori provenienti dalla Cecoslovacchia, sia Modena con il palleggiatore Josef Musil, al pari di Bologna con l’universale Antonin Viche, così come di Parma che si rafforza con lo schiacciatore Jaroslav Smidl, ma non la Ruini, che mantiene uno schieramento autoctono, anche per la successiva stagione.

E, del resto, quando puoi contare su di un trio formato da Mattioli, Nencini e Salemme (che in tre superano già le 200 presenze in Nazionale …) è difficile poter trovare di meglio – considerato altresì che i giocatori dell’Est Europa, gli unici in grado di dare “quel qualcosa in più”, possono espatriare solo al compimento dei 30 anni, tant’è che anche le citate altre formazioni abbandonano l’idea – ragion per cui Bellagambi si affida al proprio “zoccolo duro” per invertire le sorti dell’annata precedente.

Cosa che, puntualmente, si verifica e proprio negli esatti termini descritti in quanto, dopo essersi divise le vittorie nei confronti diretti (3-0 per la Ruini a Firenze, 3-2 per la Panini a Modena), sono i Campioni d’Italia stavolta a scivolare, curiosamente con lo stesso identico punteggio (1-3) dei toscani nel Torneo ’70, sul parquet di Parma, così che la Classifica finale stavolta recita Ruini p.42 (21 vittorie ed una sconfitta) rispetto ai 40 dei modenesi.

Un duopolio, quello tra Ruini e Panini, che si esalta ancor di più, qualora ve ne fosse stato bisogno, nella stagione ’72, che vede i due sestetti dominare lungo tutto lo Stivale, senza lasciare scampo ad ogni avversaria che incontrano sul loro cammino (da Trieste sino a Catania), salvo dividersi ancora una volta la posta nei confronti diretti, che vedono il predominio del fattore campo (3-2 a Firenze e 3-1 a Modena), ragion per cui, avendo concluso il Campionato a parità di punti, si rende nuovamente necessario ricorrere ad uno spareggio per l’assegnazione del titolo, che premia stavolta in maniera inequivocabile la formazione di Anderlini che si impone con un netto 3-0 (15-13, 15-5, 15-10) nella sfida andata in scena a Roma il 31 marzo ’72.

Con solo le briciole per le altre, l’ultima stagione ai vertici per la Ruini si apre con la sorpresa di vedere un’altra toscana tornare a disputare il massimo Campionato, vale a dire la formazione universitaria del CUS Pisa che ha rilevato il titolo sportivo dalla Zoli di Pontedera e di cui fanno parte Campioni del calibro di Fabio Innocenti, Fabrizio Nassi ed Alessandro Lazzeroni, destinati a lasciare anch’essi il segno nella Storia della nostra Nazionale.

Un derby che, al Palazzetto del CUS di Piazza dei Cavalieri, il sestetto sempre diretto da Bellagambi si aggiudica con difficoltà 3-2, con i neopromossi pisani a concludere la stagione in un’onorevole quarta posizione, mentre la lotta al vertice vede l’inserimento, assieme alle due rivali, anche di Bologna che, facendo leva sulla potenza dello schiacciatore Giorgio barbieri e potendo ancora contare sull’abilità in fase di costruzione di Zanetti, infligge due sconfitte sul proprio parquet sia alla Ruini (3-0) che alla Panini (3-2), ricevendo analoga moneta in campo avverso, così come avviene, oramai di prammatica, nei confronti diretti tra fiorentini e modenesi.

Pertanto, con due vittorie ed altrettante sconfitte a testa nella “Classifica avulsa” tra le tre pretendenti al titolo, a “rompere le uova nel paniere” alle due compagini emiliane sono Trieste, che infligge alla Lubiam Bologna la terza sconfitta superandola per 3-2, mentre tocca a Parma fare identico scherzetto alla Panini andandone a violare il campo con un netto 3-1, così consentendo alla Ruini, che compie, viceversa, “percorso netto” contro le altre avversarie – con la sola Parma, a parte il già riferito “derby toscano”, a tentare il colpo grosso, venendo in entrambi gli incontri sconfitta per 2-3 – di conquistare il quinto ed ultimo Scudetto della sua gloriosa, ancorché breve storia.

Quella che, a giusta ragione, sarebbe dovuta essere una stagione di festa, si traduce al contrario nell’inizio della fine per la Società toscana, a causa dell’allargamento del panorama del Volley nostrano, non più circoscritto all’asse tosco-emiliano a seguito dell’ingresso delle grandi Metropoli, da Roma a Torino, la cui prima avvisaglia è costituita dalla “Ariccia Volley Club” che, grazie agli investimenti dell’imprenditore Giovanni Cianfanelli, si assicura le prestazioni dei due assi Mattioli e Salemme, così come fa giungere nella Capitale il talento americano Kirk Kilgour, purtroppo per lui poi vittima di un successivo gravissimo incidente in allenamento a gennaio ’76 che lo rende paralizzato.

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Nencini – da:wikipedia.org

Con i soli Fanfani e Nencini a “reggere la baracca”, Bellagambi non può evitare la retrocessione da Campione d’Italia – con sole 10 vittorie sulle 26 gare di calendario – mentre la Panini, senza la sua più agguerrita avversaria, domina il Torneo ’74 concluso con 6 punti di vantaggio sulla Lubiam Bologna e la citata Ariccia, al cui sestetto si aggiunge, l’anno seguente, anche Nencini per ricostituire lo “storico trio” che tanta gloria aveva portato alla città di Dante, mentre la Ruini salva la categoria poiché Bologna, in grave crisi finanziaria, rinuncia ad iscriversi al successivo Campionato.

Torneo, quello ’75, che vede la stridente realtà di una Ruini – il cui parquet, ricorderete, era “off limits” per chiunque vi entrasse – incapace di vincere una sola gara, consegnando lo scettro di formazione leader a livello regionale al CUS Pisa (per la seconda volta in tre anni a piazzarsi al quarto posto …), rispetto al trionfo dei suoi tre ex con l’Ariccia che si aggiudica il suo primo titolo subendo una sola sconfitta a Torino, con quest’ultimo a concludere a due sole lunghezze di distanza, complice una battuta d’arresto per 2-3 a Modena contro la rinata “Villa d’Oro”.

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Il ritorno di Mattioli

Cala così il sipario di una delle più belle realtà del nostro Volley degli anni ’60, mentre Mattioli, Nencini e Salemme aggiungono in bacheca un quinto titolo affermandosi anche nel ’77 con la Federlazio, che aveva rilevato il titolo sportivo dall’Ariccia trasferendosi definitivamente nella Capitale, per poi, il fiorentino doc Andrea Nencini e quello d’adozione Mario Mattioli – che durante il periodo romano avevano altresì fatto parte, così come Salemme, della Nazionale azzurra debuttante ai Giochi di Montreal ’76 e conclusi all’ottavo posto – saldare il debito di riconoscenza con il Capoluogo toscano facendovi ritorno nell’estate ’82 per accasarsi al CUS Firenze, contribuendo, con Mattioli nelle vesti di allenatore-giocatore, alla storica Promozione in Serie A1, salvo poi retrocedere l’anno seguente.

Un gesto di affetto per la città che li aveva lanciati ai vertici di uno sport tanto amato, e che per Mattioli aveva un valore ancor maggiore, visto che proprio a Firenze è nato il figlio Francesco, a cui ha trasmesso la passione per questa disciplina e che lo ha visto anch’esso calcare i parquet della Massima Serie con le maglie di Verona, Trento e Latina.

Conclusione migliore non poteva esservi, per la Storia di una Società che ha fatto innamorare e sognare gli appassionati non solo fiorentini, figlia di un’epoca ancora dilettantistica rispetto al successivo subentro di realtà imprenditoriali alle quali una formazione che faceva capo ai Vigili del Fuoco non era chiaramente in grado di poter economicamente competere.

Non ci tacciate di inguaribili nostalgici, ma a noi questa epoca di puro dilettantismo senza il valzer delle sostanziose cifre che ancor più oggi girano nell’ambiente, un po’ ci manca …